Il Calapranzi

SINOSSI

Ben e Gus lavorano per una non meglio identificata organizzazione. L’azione si sviluppa in un seminterrato spoglio e desolato dove i due uomini sono in attesa di non si sa bene chi o che cosa. Ben, presumibilmente il capo dei due, trascorre il tempo leggendo il giornale. Gus invece esegue gli ordini del capo ma non senza porre domande e dubbi quali però non trovano mai risposta. Ne derivano così dialoghi vuoti, illogici, irrazionali. Nel corso delle battute si scopre che essi sono due sicari professionisti che attendono istruzioni da un misterioso Wilson circa l’arrivo della prossima vittima. Solo dopo una lunga attesa sembra che qualche messaggio possa arrivare attraverso la scoperta di un calapranzi che troneggia nella stanza e dal quale vengono fatti scendere (da chi non si capisce) messaggi indecifrabili. I due killer non conoscono la loro vittima (forse), ma sanno solo che prima o poi entrerà dalla porta dello scantinato dove sono chiusi e loro dovranno ucciderla. In questa attesa snervante i due riempiono il loro tempo parlando di cose futili, in un crescente stato ansioso che li porta a continui diverbi che però non tracimano mai nella violenza. Il dramma termina  nel momento in cui Ben punta la pistola verso la presunta vittima. Ma quest’ultima è la vittima premeditata? Oppure è un caso? I due killer, o almeno uno di loro sapeva da subito come sarebbe finita la faccenda? Pinter stesso aveva veramente intenzione di farci intendere la conclusione? Non resta che allo spettatore fare la propria personale valutazione.

NOTE REGISTICHE

Affrontare una tra le prime opere di Pinter non è assolutamente una scelta facile: Pinter (premio Nobel per la letteratura nel 2005), nonostante sia uno dei drammaturghi oggi maggiormente rappresentati, ha sempre subito feroci critiche per i suoi testi che appaiono talvolta incomprensibili, insensati e inconsistenti.  Ma è forse qui la loro forza ed è da questo presupposto che la scelta che ci è sembrata più adeguata fosse quella di seguire per filo e per segno tutte le note dell’autore, sia dal punto scenografico che dal punto di vista dei dialoghi costellati di lunghissime pause e vuoti. Vuoti che abbiamo cercato di riempire con interpretazioni di Ben e Gus ben distinte e contrapposte al punto che diventa inevitabile capire da subito chi tra i due sia vittima e chi carnefice, chi coscienza e chi mero esecutore. Lo spettatore/trice non ha vita facile con Il Calapranzi, perché potrebbe doversi porre continui interrogativi, banali o cruciali, poco importa. E spesso ci si ritrova con un senso di vuoto e inadeguatezza. Ma noi abbiamo accettato la sfida di Pinter e parimenti la rivolgiamo a chi verrà a vedere lo spettacolo a teatro

DI

Harold Pinter | trad. Alessandra Serra

REGIA

Stefano Panzeri

CON

Michele Masullo, Emiliano Zatelli.

TECNICA

Fabio Pozzoli, Leonardo Borgonovo